The Whole Thing

February, 2020
AMRN063
CD Digipack
Price: 
12.50
Reciprocal Uncles

Rendi forti i vecchi sogni
Perché questo nostro mondo non perda coraggio
A lume spento

Make-strong old dreams
Lest this our world lose hearth
With tapers quenched

To understand each other implicitly is a serendipitous event in our life. It is a thing that is born and strengthens over time, gradually succeeding in the task of showing us unknown things about ourselves: the person with whom we relate acts as a magic means of transferring and at the same time receiving the unknown feelings of the other. This relationship is stronger when the two people love the arts: Gianni Mimmo and Gianni Lenoci shared music for 10 years, their music and that of the artists they loved, working with complementary means in a communion of abstract-art jazz, artistic sensitivity, coherence. What Mimmo and Lenoci were working on, before the pianist's untimely demise, was a precious fusion of perspectives to be developed through free and vibrant interventions on their instruments: The Whole Thing is the excellent posthumous CD of Reciprocal Uncles, a place of musical delicacies played in the form of a suite, over 50 minutes in which we can feel the implicit pact between the two musicians, their particular complicity, their instrumental evolutions embedded in a global result, an intense, differentiated, courageous flow, full of freedom: in practice, the revelation of that transfer mentioned above, the truth embodied in the creative experience. Through the exchange of  instant composition, the two musicians "read" each other, they do justice to a dream that has long been linked to a different interpretation of music and art: an immensity that immediately becomes a noble and new heritage.

Ettore Garzia, Jan.2020

Reviews

Beats for Peeps
João Morado

The Whole Thing, a “cena” toda, é uma gravação de 50 minutos de improvisação livre que juntou  Gianni Mimmo, no saxofone soprano, a Gianni Lenoci, no piano. Tristemente, Gianni Lenoci – a quem Mimmo respeitosamente dedicou esta gravação – faleceu no ano passado com apenas 56 anos; perdeu-se, assim, um grande músico e improvisador que ao longo da sua carreira teve afiliações a artistas como Paul Bley, Mal Waldron e Roscoe Mitchell, para mencionar alguns nomes sonantes. Devido a estas circunstâncias, este é um álbum que, certamente, tem um significado especial para Mimmo. Porém, o seu valor é igualmente incalculável para os ouvintes, pois The Whole Thing  é uma janela aberta para a fantástica química que existia entre os dois músicos, que aqui revelaram um entendimento e comunicação de contornos impressionantes. 

De beleza tempestuosa, mas sensível, este é um álbum que abarca uma dinâmica, continuidade e expressividade extraordinárias. Aliás, é difícil acreditar que é fruto de uma gravação registada na espontaneidade da improvisação, tal são as reminiscências de uma invisível estrutura que se conseguem sentir ao longo da sua audição. A forma de The Whole Thing desenha-se, assim, em pleno voo, num inextricável entrelaçamento em que algumas ideias prevalecem, outras definham: cria-se e destrói-se, avança-se e recua-se, numa constante caminhada a dois, implacavelmente consumada com uma beleza que, muitas vezes, é crua, mas sempre directa e assertiva. O tocar de Gianni Mimmo foi já descrito nos restantes dois álbuns abordados neste artigo: é amiúde multifónico, de ambiência clássica, mas de configuração e dinâmica jazzística. Já o piano de Lenoci apresenta uma ambivalência alargada, soando ora cromático e profuso, ora repetitivo e circular, revelando, aliás, laivos do tocar de Mal Waldron, minimalista, mas visceralmente expressivo.  

The Whole Thing é uma delícia de se ouvir – não é todos os dias que se escutam composições concomitante tão extensas e tão bem conseguidas. 

Kathodik
Marco Carcasi

Un lungo colloquio strumentale (50 minuti) che evita l’ovvio e rimbomba d’urgenza consapevole e divertita.
Son fitte fasi e qualche più ampia spaziatura,sempre in carezzevole, stretto avvitamento.
A generar scintillio infinito come due incrollabili saldatori.
Che ti prendono e sbatton un poco nella stanza senza abbisognar di nulla.
E in mare aperto (intorno al trentesimo minuto), o ti prendi paura, bevi ed è un casino, o riesci in qualche modo a lasciarti cullar dalle onde in tumulto.
Ed è bellissimo, luminoso e intenso l’accoglier quel tumulto.
Ti sommerge, trasporta e poi ti lascia, poco dopo la pioggia, disperso e affamato in un’urbana notte.
Come nel precedente del 2010 sempre su AmiraniGianni Mimmo al soprano e Gianni Lenoci al piano (che a quattro mesi da queste registrazioni, il 30 Settembre 2019, viene a mancare).
Musica libera e meravigliosa.

JazzWord
Ken Waxman

Unfortunately The Whole Thing is the last Reciprocal Uncles disc, since Italian pianist Gianni Lenoci died at 56 in September 2019, four months after recording this fluid improvisation with long-time partner soprano saxophonist Gianni Mimmo.
Although the two had been playing in duo formation during the previous decade, both had extensive other experience, Monopoli-born Lenoci has recorded with Joëlle Léandre and Markus Stockhausen among others and Pavia-native Mimmo has a touring relationship with Satoko Fujii and Joe Fonda.
At the same time, the whole thing about The Whole Thing is that both participants properly devote themselves to creating textures that that blend or evolve in double counterpoint so that detached solos are at a premium. Harmonizing reed peeps and sweeping keyboard cascades at the top, the interchange soon becomes denser, swifter, more diffuse and dynamic with keyboard pumps nearly attaining player piano speeds and angular reed spits moving to shriller pitches. The first flow interruption comes about one-quarter into the track as the pianist’s almost never-ending patterning is interrupted by a multiphonic buzz from the saxophonist. As pedal power thickens Lenoci’s chording, Mimmo’s adenoidal pitches, tongue slaps and nasal reed pops maintain a parallel narrative. Just as the reed characteristics are exhibited without strain, so at the two-thirds point Lenoci creates a singular definition of his skills. Patterning upwards, tightly spaced notes are mobilized into colorful glissandi and key slides in the piano’s highest register, decorating the narrative with color as well as cleverness. Shifting dual communication into elevated momentum as Lenoci’s tickles the soundboard’s highest pitches and Mimmo creates his brightest reed peeps, the two pull the line out further and further without breaking connection until speed and shrillness slow down to near stasis for a finale with spaced string strums as a completing coda.
Sadly the transcendent connection exhibited on The Whole Thing can be never be repeated. However Mimmo continues to concertize with other innovative players.

 

Sebbene i due abbiano suonato in duo nel decennio precedente, entrambi hanno avuto altre esperienze, Lenoci, nato a Monopoli, ha registrato con Joëlle Léandre e Markus Stockhausen, tra gli altri, e Mimmo, originario di Pavia, ha una relazione itinerante con Satoko Fujii e Joe Fonda.
Allo stesso tempo, tutto ciò che riguarda The Whole Thing è che entrambi i partecipanti si dedicano in modo appropriato alla creazione di texture che si fondono o si evolvono in doppio contrappunto in modo che gli assoli staccati siano di qualità. Armonizzando i peeps dell'ancia e le cascate di tastiera in alto, l'interscambio diventa presto più denso, più veloce, più diffuso e dinamico con le propulsioni della tastiera che raggiungono quasi la velocità del pianoforte del suonatore e le emissioni angolari dell'ancia che si spostano verso le altezze più ristrette. La prima interruzione del flusso arriva a circa un quarto del brano, mentre il ritmo quasi infinito del pianista viene interrotto da un ronzio multifonico del sassofonista. Mentre la potenza dei pedali addensa l'accordo di Lenoci, le note adenoidali di Mimmo, i colpi di lingua e i suoni nasali mantengono una narrazione parallela. Così come le caratteristiche dell'ancia sono esposte senza sforzo, così nei due terzi Lenoci crea una definizione singolare delle sue capacità. I motivi verso l'alto, le note ben distanziate sono mobilitate in glissandi colorati e i tasti scivolano nel registro più alto del pianoforte, decorando la narrazione con colore oltre che con l'intelligenza. Spostando la doppia comunicazione in uno slancio elevato, mentre Lenoci solletica le altezze più alte della tavola armonica e Mimmo crea i suoi acuti più brillanti, i due tirano la linea sempre più lontano senza rompere la connessione fino a quando la velocità e il suono stridulo rallentano fino quasi alla stasi per un finale con suoni di corde spaziati come coda finale.                                                                                    Purtroppo la connessione trascendente esposta su The Whole Thing non può essere ripetuta. Tuttavia Mimmo continua a suonare in concerto con altri musicisti innovativi.

Musica Jazz
Alberto Bazzurro

Dopo la sua scomparsa, arriva, ovviamente benvenuto, quanto Gianni Lenoci aveva inciso poco prima di lasciarci. Il primo di questi due cd cofirmati dal sopranista pavese Gianni Mimmo, nello specifico registrato nella città del pianista, vede i due musicisti dialogare lungo un’unica ampia improvvisazione di cinquanta minuti, pur nel segno di un palinsesto strutturale quanto mai palpabile.

L’interscambio è per lo più fitto, serrato, a tratti quasi tumultuoso, pur non mancando, da metà in poi, frangenti più rilassati, ripiegati, o astratti, incorporei, in un’alternanza di umori che dà ritmo e spessore (e interesse costante) a un lavoro di sicuro pregio, chiaro nella dizione di entrambi (sempre gustosissima, in particolare, quella di emanazione lacyana del sopranista), nitido, sorvegliato quanto partecipe, fino all’epilogo in progressivo, implacabile decrescendo di tensione.

Sands Zine
Mario Biserni

“The Whole Thing” è un disco bello, interessante, importante e perfino commovente. La sua registrazione risale infatti al 17 Maggio 2019 e solo quattro mesi dopo, il 30 Settembre 2919, Gianni Lenoci terminò il suo percorso su questo mondo. Si tratta quindi, molto probabilmente, della sua ultima registrazione (sicuramente di una delle sue ultime). Quasi un testamento sonoro.
Con l’omonimo Gianni Mimmo si era creato un feeling particolare che aveva portato sia alla collaborazione come Reciprocal Uncles sia alla produzione su Amirani (il marchio gestito dallo stesso Mimmo) di alcuni suoi importanti progetti (le registrazioni dedicate a Morton Feldman e a Earle Brown).
Rispetto al loro disco precedente, l’eponimo “Reciprocal Uncles” del 2010 che si svolgeva nell’arco di 8 brani, questo CD comprende un solo titolo, una fantasia per pianoforte e sax soprano di oltre 50 minuti (*). Si tratta però di 50 minuti veramente intensi, come se i due musicisti fossero consapevoli che questa era l’ultima occasione di collaborare riservatagli dal destino.
La musica scorre come una specie di moto perpetuo, nel cui contesto i due paiono rigenerarsi a vicenda. Un gioco di rimbalsi che, se non venisse meno la resistenza fisica, potrebbe protrarsi all’infinito, senza perdere mai quella tensione che tiene l’ascoltatore inchiodato all’ascolto.
È una musica dotata di una grande libertà armonica, quella dei due, che però non sfocia mai nella dissonanza vera e propria.
Godetevi quello che per Lenoci è un estremo regalo e per Mimmo l’ulteriore tappa di un percorso ben distante dal definirsi concluso.
(*) Per amor di precisione, o per pignoleria, sosterranno i maligni, devo citare anche un CD registrato in pubblico nel quale ai due si aggiungono i clarinetti bassi di Ove Volquarts e le percussioni di Cristiano Calcagnile.

All About Jazz
Neri Pollastri

Emozioni contrastanti accompagnano l'ascolto di questo ultimo lavoro dei Reciprocal Uncles, il duo che da anni univa Gianni Mimmo e Gianni Lenoci, registrato appena quattro mesi prima della scomparsa del pianista, avvenuta lo scorso 30 Settembre. Il disco non è il solo a documentare postumo la maestria di Lenoci (è da poco uscito The Uncle (Giano Bifronte), a firma di Francesco Cusa, clicca qui per leggerne la recensione) e confidiamo che molti altri inediti vedano presto la luce, ma certo questo lavoro ha un valore emblematico, visto che il sodalizio con Mimmo ha avuto una grande importanza negli ultimi quindici anni della vita artistica di Lenoci, vuoi per le numerose collaborazioni, vuoi per quanta sua musica è stata documentata dall'etichetta del sassofonista, l'Amirani Records, per la quale esce anche questa registrazione. 

Il disco ospita un'unica, lunga traccia improvvisata, entro la quale i due "zii" dialogano senza soluzione di continuità per oltre cinquanta minuti, in un costante e impetuoso mutamento di scenari, tempi, sonorità, atmosfere emotive. Sempre pariteticamente, pressoché senza assoli ma costantemente sospinti in una conversazione musicale che non prevede né accetta prevaricazioni. Neppure quando il prodigioso e irruento soprano di Mimmo prende la scena in forza della sua intensità, del suo suono maestoso e dei suoi sovracuti, o quando—dopo il trentesimo minuto—è invece Lenoci a operare alla tastiera in modo al tempo stesso magico e di incontenibile veemenza, offrendo molti minuti di musica che ammutolisce l'ascoltatore e obbliga anche l'altro "zio" a un rispettoso assenso sonoro: quando chi si esprime ha forti fondamenti e molte cose da dire, ci si può solo limitare a dargli sommessamente ragione. 

Ed è ricordando che discorsi musicali di tale inventiva e potenza da Lenoci non potremo sentirne più, così come non potremo più ascoltare gli splendidi dialoghi tra i due "zii," che accanto alla gioia dell'ascolto compare la mestizia. Un sentimento del quale, però, forse lo stesso Lenoci—vulcanico, polemico e reattivo qual è stato—non sarebbe contento; per cui è forse meglio scacciarla e riprendere "la cosa intera" dall'inizio, reimmergersi in ciò che ci ha lasciato per goderne ancora. Grazie Gianni, quel che hai fatto è stato bello, lo è ancora e rimarrà indimenticabile. 

Il Manifesto
Guido Festinese

Gianni Lenoci è uno dei nomi indimenticabili nella storia del jazz italiano. Detto senza retorica,quando si tratterà tra qualche decennio di tirare le somme su chi davvero abbia innervato energia e pensiero nelle note afroamericane in versione peninsulare, nel secondo dopoguerra, il pianista scomparso nel settembre del 2019 balzerà fuori con evidenza. Un bel modo per ricordarlo è riascoltare il suo suono teso e percussivo in The Whole Thing (Amirani), una improvvisazione di oltre 50 minuti in duo con il magistrale sax soprano di Gianni Mimmo. 

Blow Up
Piercarlo Poggio

La luminosa figura di Gianni Lenoci, non più tra noi dal settembre dello scorso anno, torna a trovarci in “The Whole Thing”, cinquanta minuti tutti d’un fiato realizzati con la concreta collaborazione di Gianni Mimmo. È un dialogo serrato , un fluire empatico tra pianoforte e sax soprano avvicinabile per certi aspetti alle performance di Steve `lacy e Mal Waldron, naturalmente con dentro meno sentimento blackness ma un maggiore spirito europeista. Lenoci sapeva stare al passo di Joëlle Leandre oppure eseguire una partitura di Morton Feldman con identica disinvoltura e in questo suo fertile praticare tanto l’improvvisazione radicale quanto la contemporanea meno accademica si era costruito una reputazione internazionale. Come scrive Mimmo nel retro di copertina, “Not easy to let you go”.

The New Noise
Francesco Cusa

Una lunga suite, come quella che fu con Gianni Lenoci nel nostro Wet Cats, edito sempre da Amirani. Non desideravo fare una “recensione” di questo bellissimo cd. Provo semplicemente a descrivere le mie sensazioni. Ossia ciò che l’ascolto di questo lavoro, realizzato da due amici e compagni di musiche, ha evocato in un pomeriggio di quarantena.
Fin dal primo ascolto mi si è palesata una foresta…

L’antefatto

Lotta e studio tra le fiere. Tra i due pare aleggiare un alone di studio e rispetto reciproco. Ma ci stanno anche dei morsi. La Belva-Sassofono fugge, l’altra Belva-Piano insegue. È una corsa nella foresta. La Belva-Piano agguanta la Belva-Sassofono per un attimo. Quest’ultima fugge ancora. Lo spazio immenso della radura. I due continuano a correre e a rincorrersi con frenesia e foga, noncuranti del luogo, del tempo e dello spazio. Poi una pausa. Improvvisa. Tutto sembra tacere. Si tira il fiato. Forse un pericolo nascosto fra gli alberi? Occorre collaborare? Sarebbe meglio smettere di farsi la lotta? Un cenno d’intesa. Acquattarsi. Radenti al suolo. Non fiatare. Eccoli. Muoversi rapidamente ma con circospezione, senza dare nell’occhio.

Il dialogo

Ci hanno visti! Presto. Fuggiamo. Sono gli orribili uomini vestiti di nero. Sono armati. Scivoliamo sul pendio scosceso. Rotoliamo. Ancora… fuggiamo. Ecco un altro riparo. Forse non siamo stati scorti. No. Non è così. Scappiamo ancora. Saltare. Correre. Ansimare. Giù per torrenti e ruscelli. Su per anfratti e rovi. Forse li abbiamo distanziati. Risaliamo il tortuoso percorso che ci porta su un promontorio. La nebbia della brughiera. Sembra di camminare fra le nuvole. Fame. Occorre mangiare. Bacche. Frutti selvatici. Nient’altro. Comunque è qualcosa da mettere in pancia. Di fuoco è il cielo rosso di tramonto.

L’Ascolto

Sono in casa, proseguo nell’ascolto, adesso sono al minuto 13:38. Il divano, la tv spenta, il mare nel futuro del mio panorama. I miei due amici suonano qui, nel mio spazio domestico. Uno di loro non c’è più, ma adesso è qui e dopo aver pestato sul pianoforte come un demone, adesso sembra essersi ritirato nella sua qualità sonora di luce e rarefazione angelica, mentre il sassofono di Gianni Mimmo decora la cornice purgatoriale, come in uno schizzo di William Blake. È un momento magico. Spenti gli ardori della performance per un momento di raccoglimento intimo, contempliamo insieme il mondo dalla finestra. Le strade vuote. Il silenzio catartico. Ho scritto di getto, nella guaina della mia prigione domestica. I primi dodici minuti erano stati quelli dell’immaginario di due belve e di una storia di giungle, lotte e fughe dai bracconieri. Adesso che sono rientrato nella mia “zona comfort”, percepisco il dilatarsi del suono che si fa tempo e poi spazio, come un ricamarsi addosso le trame della vita sonora. Tutto pare ora muovere e incedere nuovamente con la forza del vortice. Gianni e Gianni si ridestano. Continua questa folle fuga senza partitura, questa lettura meta-testuale di note già scolpite nella memoria eterna, liturgia di un’epistéme dialettica, vertice piramidale di cui ogni idea partecipa di tutte le altre, coro di ogni ente sensibile. Gli strumenti adesso diventano il tramite divino tra logica e follia, ed è bello sentire la compostezza della forma vitale di Gianni Mimmo e Gianni Lenoci venire meno e dunque sfaldarsi. Eccola la loro anima sonora, folle, dionisiaca.

Di nuovo dentro alla storia

Sembra trascorsa una vita nella libertà della selva. I due animali sonori vagano ormai da tempo, da tutta la vita che è il disco. Il decantare del giorno lascia intravedere quel pezzetto di Luna. Giunge l’ora di accomiatarsi. Si respira un’aria salubre, spenta è la frenesia del “fare”. La ribellione diurna ora riposa nella quiete del vento leggero che muove le frasche. La Belva-Sassofono chiede all’amico di rimanere. La Belva-Piano replica che non è possibile. Altre strade, differenti percorsi è necessario intraprendere. Separarsi. Ritrovarsi. Un amico se ne va. Non c’è più. Lascia un ultimo canto mentre fa un salto nel baratro, oltre il tramonto che è fatto di speranza. Un giorno si spegne, una notte si accende con gli ultimi riverberi delle note del piano.

Rockerilla
Francesco Buffoli

È probabile che un giorno si parlerà di Gianni Mimmo con gli stessi toni di devozione che oggi si usano per Massimo Urbani. È infatti difficile scovare nel pur vasto e ricchissimo panorama italiano un musicista altrettanto coraggioso e lucido. The Whole Thing è una suite di cinquanta minuti che Mimmo ha concepito e registrato con il pianista Gianni Lenoci. Siamo in orbita jazz avveniristico:  Lenoci è ispirato dal fuoco divino che incendiava le mani di Cecil Taylor, mentre Mimmo si conferma musicista di un eclettismo disarmante, in grado di maneggiare con naturalezza la ballad così come l’estetica di Steve Lacy e Roscoe Mitchell. MUSICA SENZA COMPROMESSI.

Vinylmine
Πέρυσι (2019), την τελευταία μέρα του Σεπτεμβρίου, πέθανε ένας σημαντικός πιανίστας και τζαζ-αυτοσχεδιαστής, ο Ιταλός GianniLenoci. Ήταν 56 ετών. 
Όπως είχαμε γράψει και παλαιότερα εδώ στο δισκορυχείον... ο Lenoci ήταν γνωστός και στην Ελλάδα, αφού είχε συνεργαστεί σε παραστάσεις και στη δισκογραφία με τον Σάκη Παπαδημητρίου και την Γεωργία Συλλαίου (άκου, ας πούμε, το άλμπουμ “Nosferatu a Monopoli” από το 2005), ενώ είχε βρεθεί στο ίδιο πάλκο και με την ελληνική Plus’ n’ Minus Collective Orchestra στο πλαίσιο των 49ων Δημητρίων, στη Θεσσαλονίκη, το 2014. 
Αν αυτές ήταν οι ελληνικές διασυνδέσεις του, σκεφθείτε τι γινόταν στην Ιταλία και ευρύτερα. Έτσι, ας θυμίσουμε μερικά άλμπουμ του Lenoci ή με τον Lenoci, για τα οποία υπάρχουν reviews στο blog. Λέμε, λοιπόν, για το “Earle Brown / Selected Works for Pianoand/or Sound-Producing Media” [Amirani Contemporary, 2018], στο οποίον ο ιταλός πιανίστας απέδιδε συνθέσεις του Αμερικανού Earle Brown, το “Wet Cats” [Amirani, 2017] μια συνεργασία του Lenoci με τον ντράμερ Francesco Cusa, το “Glance and ManyAvenues” [Amirani, 2015] των Reciprocal Uncles / Ove Volquartz (Reciprocal Uncles ήταν ο σοπρανίστας Gianni Mimmo, ο πιανίστας Gianni Lenoci και ο ντράμερ Cristiano Calcagnile), το “Morton Feldman: for Bunita Marcus (1985)” [Amirani Contemporary/ Teriyaki, 2013], με τον Lenoci να παίζει στο πιάνο του συνθέσεις του Morton Feldman, συν το πρώτο φερώνυμο άλμπουμ των Reciprocal Uncles (Gianni Lenoci & Gianni Mimmo – δίχως ντράμερ δηλαδή) ηχογραφημένο τον Μάιο του 2009. 
Υπήρχε λοιπόν μια δεκαετής (τουλάχιστον) συνεργασία Gianni Lenoci-Gianni Mimmo, η οποία φαίνεται πως ολοκληρώνεται μ’ αυτό το CD των Reciprocal Uncles, το “The Whole Thing”, που περιλαμβάνει μία και μόνη εγγραφή του ντούο από τον Μάιο του 2019, σ’ ένα στούντιο της Monopoli (ιταλικός νότος-Αδριατική). 
Η ηχογράφηση δείχνει, προφανώς, το υψηλό επίπεδο συνεννόησης και λειτουργίας των δύο αυτοσχεδιαστών, και ακόμη την φαντασία τους στο ξετύλιγμα και την υπηρέτηση των μικρομελωδιών που εκπηγάζουν από το session, και από ’κει και πέρα την διευθέτησή τους... πάντα με όρους ελευθερίας. 
Ο Lenoci είναι εκπληκτικός, αναπτύσσοντας όλη την «Monk-ική» και avant-garde παιδεία του, ενώ ο Mimmo επιχειρεί πάντα με γνώμονα το κύρος που διαθέτει, ως αυτοσχεδιαστής, στη δημιουργική εμπειρία. 
Το αποτέλεσμα είναι αντάξιο των δύο μουσικών και ενδεικτικό, προφανώς, του τι σημαίνει για το ιταλικό και ευρωπαϊκό avant / free-improv η απώλεια του Gianni Lenoci.
Onyx Improv and Sound
Jean-Michel Van Schouwburg

Une vraie plénitude. Et tristement, cette chose entière (the Whole Thing) est le chant du cygne de ce maestro de l’Italie du Sud, pianiste jusqu’au bout des ongles, enseignant apprécié par ses lèves, à la fois musicien de jazz et chercheur contemporain. R.I.P. Gianni Lenoci. Le saxophoniste soprano Gianni Mimmo et le pianiste Gianni Lenoci, les Oncles Réciproques, ont formé jusqu’à la disparition subite du pianiste un duo, une équipe qui étendait parfois sa collaboration avec d’autres improvisateurs, comme Ove Volquartz. J’aime me souvenir du concert donné au Negocito à Gand où les deux musiciens m’avaient invité à partager la scène pour le final du concert. Je me souviens de l’activité maîtrisée et trépidante mue par une logique supérieure des doigts de Gianni Lenoci dans les cordes et la table d’harmonie et leur premier album en duo, Reciprocal Uncles, où il pétrissait ce champ d’investigation en contraste avec le jeu étoilé – écartelé dans les intervalles polytonaux du souffleur du saxophone droit. The Whole Thing nous fait entendre le duo dans sa dimension contrapuntique où le pianiste choisit de jouer avant tout du clavier et de toute sa science harmonique à la fois Schönbergienne, post Monkienne et péri-classique avec toute la brillance de sa virtuosité jusqu’à la minute 28 des cinquante et 48 secondes de l’unique suite qui compose The Whole Thing à laquelle il esquisse une plongée dans les cordes, dont il se servira ensuite pour souligner un passage vers une autre phase du jeu. Justement, j’écris Suite car il s’agit de différents mouvements reliés l’un par rapport au suivant par le savoir-faire de l’improvisateur expérimenté. Soutenu et émulé par la superbe compétence du pianiste, Gianni Mimmo peut pointer ses aigus dans tous les angles que son imagination le pousse à investiguer, délivrant un lyrisme secret, comme s’il jaugeait en permanence la valeur et le poids des notes, leur densité, leur luminosité et leur part d’ombre. Ses déboulés en zig-zags, étirements de timbre, accents dans le suraigu, growls, harmoniques chantantes trouvent leur chemin dans l’espace, secondés ou anticipés par les mains fermes et toutes les capacités de compositeur de l’instant de son camarade, dont on goûte la chevauchée fantastique des ostinatos tournoyant autour de la minute 40:00. Créateurs de formes conjointes et articulées en phase ou en décalage, les deux improvisateurs ont le don de faire coexister et interagir leur univers personnel en assumant leurs différences et leurs intérêts communs dans une remarquable empathie. Un bien bel ouvrage. 

Avant Music News
Daniel Barbiero

When pianist/composer Gianni Lenoci died last year at age 56, improvised music lost a major voice. Lenoci earned conservatory degrees in piano performance and electronic music, but he also studied improvisation with pianists Mal Waldron and Paul Bley. He played with many of the great improvisers, among whom were Steve Lacy, Roscoe Mitchell, Markus Stockhausen, Enrico Rava, and John Tchicai, but the improviser with whom he had perhaps the deepest connection was soprano saxophonist Gianni Mimmo. On The Whole Thing, the uncanny chemistry Lenoci and Mimmo shared manifests itself in a single, fifty minute-long improvisation recorded in May 2019 in Lenoci’s hometown of Monopoli, Apulia.

The excellent rapport between Lenoci and Mimmo is apparent from the first note. The music is always assured and imbued with purpose—and even though it was completely improvised, it moves with an implicit sense of structure that always seems to know exactly where it needs to go next. The two voices range over a variety of ambiences including an extroverted expressionism, the reserved abstraction of a dynamically controlled atonality, and a quiet introspection. Both Lenoci and Mimmo are fluent in the two major modern musical languages of the postwar classical and jazz avant-gardes. Lenoci’s pianism is highly chromatic, often fragmented and always precise. His sound here as elsewhere is permeated by the phrasing and textural sensibility of classical experimentalism—no surprise, since he was a noted interpreter of New York school composers Morton Feldman and Earle Brown, important works of whose he recorded and released. Mimmo’s playing is, as always, liquidly lyrical and marked by a strong sense of melodic continuity and a refined tone.

The Whole Thing ends on a contemplative note that carries a striking poignancy. For, only four months after the recording was made, Lenoci was dead. This album is a remarkable memorial to that remarkable talent.

Percorsi Musicali
Ettore Garzia

Intendersi è una splendida causalità della nostra vita. È una cosa che nasce e si rafforza nel tempo, riuscendo gradualmente a mostrarci le cose sconosciute di noi stessi: la persona con cui ci relazioniamo agisce come un mezzo magico di trasferimento e allo stesso tempo riceve i sentimenti sconosciuti dell’altro. Questa relazione è più forte quando le due persone amano l’arte: Gianni Mimmo e Gianni Lenoci hanno condiviso la musica per 10 anni, la loro musica e quella degli artisti amati, lavorando con mezzi complementari in una comunione di arte astratta jazz, sensibilità artistica, coerenza. Ciò a cui Mimmo e Lenoci stavano lavorando, prima della prematura scomparsa del pianista, era una preziosa fusione di prospettive da sviluppare attraverso interventi liberi e vibranti sugli strumenti: The Whole thing è l’eccellente postumo dei Reciprocal Uncles, un luogo di prelibatezze musicali suonato in forma di suite, oltre 50 minuti in cui si avverte il patto implicito dei due musicisti, la loro particolare complicità, le evoluzioni strumentali incorporate in un risultato globale, un flusso intenso, differenziato, coraggioso, pieno di libertà: in pratica la rivelazione di quel trasferimento di cui si diceva prima, la verità incarnata nell’esperienza creativa. Attraverso lo scambio della composizione istantanea, i due musicisti si “leggono” l’un l’altro, rendono giustizia ad un sogno che è stato a lungo collegato ad una diversa interpretazione della musica e dell’arte: un’immensità che diventa immediatamente un patrimonio nobile e nuovo.

Credits: 

Gianni Lenoci: piano
Gianni Mimmo: soprano saxophone

Music by Gianni Lenoci and Gianni Mimmo
Recorded on May 17, 2019 at Wave Ahead studio, Monopoli, Italy, 
Sound Engineering, mixing and mastering: Mimmo Galizia
Cover artwork: Lazlo Moholy-Nagy “A19”,1927, oil and graphite on canvas
Inside photo: Shanu
Cd Photo: “Brooklyn Transfiguration” 2011, shot by a visitor at the Moma-PS1 museum, Queens, NY
Poem: Ezra Pound “A Lume Spento / With Tapers Quenched”,1908
Graphics: Nicola Guazzaloca
Production: Gianni Mimmo for Amirani Records

This album is respectfully dedicated to the memory of my beloved Reciprocal Uncle Gianni Lenoci. 
Not easy to let you go.