Sylvano Bussotti

December, 2011
AMRN027-01C
CD Digipack
Price: 
12.50
Gianni Lenoci / Rocco Parisi

Proudly co-produced with Teriyaki records, this volume is simply Unique!

You can listen here Maestro's quotes from his own voice and amazing interpretations of his works for piano and for clarinets by renowned artist as Gianni Lenoci and Rocco Parisi. Proponent of "open form" and graphic notation scoring long before his contemporaries, composer Sylvano Bussotti's art path is enlighted by the most significant names of the contemporary scene.

Studies with Luigi Dallapiccola and Max Deutsch, meetings with Pierre Boulez Heinz-Klaus Metzger, Karl-Heinz Stockhausen, John Cage, avant-garde resarches in Darmstadt and compositions performed by seminal icons as David Tudor and legend Cathy Berberian, are merely few aspects of a complex and modern Renaissance artistic personality.

He is also a pianist, painter, writer, filmmaker, actor, illustrator, set designer, director, and costume designer for both theater and opera and his scores can be considered  flights of notational storms and works of visual art.
His touch is live, ever surprising and unexpected, and his taste dances among different art declinations in a total creative synthesis gestures of the richest kind.

Reviews

The New Noise
Francesco Cusa

Non ho mai sopportato le analisi tecnico-formali di un’opera, men che meno quelle relative a un’opera musicale. Fissarne i punti, sceverarne e sezionarne le parti, mi è sempre parso un atto chirurgico da tavolo anatomico rispetto a ciò che è viceversa sempre vivo e pulsante. Per l’uomo antico smembrare gli arti di un animale rappresentava un atto sacrilego, orribile ed empio che occorreva sublimare tramite l’iniziazione funzionale al sacrificio (anche il normale pasto era considerato sacrale). Ciò lo debbo ancora di più alla memoria di Gianni Lenoci che del processo esoterico in arte era cantore.

Questo mio scritto sarà dunque una sorta di processo affine a quello della “scrittura automatica” (non letteralmente, in senso surrealistico: utilizzo questa definizione di comodo per indicare che è un processo determinato dalle musiche in ascolto) e seguirà il flusso sonoro di tre cd che vedono Gianni Lenoci al piano in solo: Earl Brown “Select Works for Piano and/or Sound Producting Media”, Morton Feldman “For Bunita Marcus”, Sylvano Bussotti: “Brutto, Ignudo” (qui in duo col clarinettista Rocco Parisi), tutti editi dalla Amirani Records di Gianni Mimmo.

Procedo con l’ascolto e la scrittura.

Ascolto questi lavori di Gianni Lenoci in ordine sparso, non sistematico. Salto da un cd all’altro per cercare di cogliere impreparato me stesso, in modo da non lasciar sedimentare lo svolgimento “logico” della fruizione. Emergono vari elementi dal suo ricercato pianismo; uno su tutti, l’inconfondibile matrice del suo suono, figlia di quel tocco da “ladro di portafogli” che lo contraddistingueva, rapidissimo e limpido. Il piano pare essere suonato da mani elfiche, e produce un suono che non “libera” ma tiene avvinti al disegno di un gesto che possiamo intuire anche solo dall’ascolto. A suonare è un mancato danzatore (si ascolti la sua interpretazione della “Novelletta Per Pianoforte” di Bussotti); altrove ho definito Gianni Lenoci un coreografo stanco di danzare, ma che si attivava all’improvviso tramite i suoi scatti espressivi che rimandavano a una sorta di elettricità dello spasmo che tante volte ho anche ritrovato durante i nostri concerti. La “riscrittura” delle partiture suonate nei cd rende fruibile tutta l’originalità dell’arte di Lenoci, come evidenziato dalle stesse note di copertina di quello sulla musica di Earl Brown da parte di Augusto Ponzio: “… si può dire tutto quello che abbiamo detto fin qui (…) con la musica stessa, con la scrittura musicale stessa, come riscrittura che sia, di nuovo questa musica, inedita, inaudita, nuova partitura all’ascolto coinvolgente fuori dai ruoli stabiliti e dai luoghi comuni? Sì, con Gianni Lenoci”. Ecco, io lo definirei, mentre ascolto nella notte “December” di Earl Brown, un musicista “impossibile”, perché, per queste atmosfere nebbiose e tetre evocate dal pezzo, par di vedere volteggiare le spire dei suoi infiniti arti e delle sue lunghissime mani… le sento avvolgere l’intera volta della mia stanza sotto forma di entità gassosa. Riferisco di una sensazione fisica di questo fenomeno, fortemente tangibile, richiamata dal potere esoterico ed evocativo della musica, della “sua” musica, che si fa spazio, suadenza e trillo demoniaco, a seconda delle necessità del tempo e degli istanti irripetibili che compongono l’esistenza.

Il pianismo di Gianni Lenoci è “interno” che si fa “esterno”, immanenza che riempie ciò che non è colmabile (ascolto “Twenty-Five Pages”), vuoto che s’addensa nel gioco di prestigio delle falangi, “ontologia del martelletto”. Egli usa l’intero spettro delle potenzialità esperibili dello strumento per affermare una “verità”, officiando, per tramite del gesto pianistico, il sacrificio di ogni singola nota. Nell’atto del suonare, Lenoci viene meno al decoro della sua forma: dismette allegoricamente il suo abito sociale per trasformare la sua fisicità terrena in pura essenza (ascolto ancora una volta “December”), in altre parole, egli diventa sacerdote del Divino e sposa appieno la sua natura spirituale, conferendo sacralità al “mestiere” dell’artista.

È facile, anche per un orecchio profano che abbia la ventura di accostarsi a queste interpretazioni dell’opera dei tre compositori su citati, constatare quanto il microcosmo di Lenoci sia espressione di una trascendenza prodotta artificialmente dalla matericità dell’esistenza, perché ogni rimando è all’altrove, a ciò che non è esprimibile con gli strumenti della tecnica (ascolto Music for “Trio for Five Dancers”). E sembra di vederli questi danzatori sonori, come forme eteriche e viventi che provvedono a modellare in qualità di piccoli kabiri la Donna-Cicogna che “l’Eumolpo” Lenoci evoca tramite il suo processo di indefessa creazione. Queste proprietà del demiurgo sono raramente presenti in tali dosi nella singola esistenza di un’artista. Intendo far con ciò riferimento alla densità che era in grado di generare la poetica espressiva di Lenoci, densità particolarmente riscontrabile in queste tre opere e che è frutto del suo approccio diretto allo strumento, che risultava magnetico, ma mai ossessivo (Lenoci non deve domare la belva-pianoforte, perché essa è promanazione del suo corpo, vive e si nutre della sue stesse brame e passioni).

Ma è soprattutto con “For Bunita Marcus” che sento emergere la sideralità del Tremendo come scarto e quintessenza di vibrazione, proprio nei silenzi, nelle pause fra una nota e l’altra, in ciò che rimane dopo un accordo, in tutto ciò che preme e deborda fuori dalla palingenesi del suono. Le note di Gianni Lenoci descrivono un universo possibile e antropomorfo in un contesto alieno, inconcepibile e astratto. Si impone, in questa sua capacità di reinterpretazione-traduzione delle opere trattate, il superamento del contesto storico e progettuale in cui tali componimenti sono storicamente collocati. Lenoci reinventa quelle partiture, sottraendole perfino ai riferimenti all’arte visiva d’un Rothko e ai suoi “aneliti d’infinito”, a tutto ciò che rappresenta quel circolo di musicisti che si formò intorno a John Cage verso la fine degli anni Quaranta (Earle Brown, Morton Feldman, David Tudor e Christian Wolff), all’astrattismo… per farne altro, una specie di sostanza sonora straniante che ci parla di quanto effimero sia questo ritaglio di non-Tutto dal Tutto. Il mondo sonoro che ci lascia Gianni Lenoci è quello di un pianeta che si è oramai dissolto nella sua essenza gassosa dopo milioni e milioni di anni. Un luogo dove altre entità lavorano per costruire un nuovo senso, la nuova era di Vulcano, era in cui l’uomo sarà soltanto pura essenza di sacralità.

(Gianni Lenoci non c’è più… si aprono gli spazi del sonoro di “For Bonita Marcus” al suo percorso spirituale che lo porterà verso i più alti mondi dello Spirito. Spengo il lettore cd).

Sodapop
Andrea Ferraris

A forza di flirtare pesantemente con la musica contemporanea l'Amirani ci è caduta dentro, o forse ci era già caduta dentro da piccola, un po' come Obelix nella pozione di Panoramix. Per inaugurare una vera e propria collana dedicata alla musica contemporanea si parte con un lavoro firmato e dedicato a Sylvano Bussotti già allievo di Dallapiccola, Stockhausen, e Cage. Il cd si compone di una serie di tracce audio che riportano un'intervista fatta dallo stesso Gianni Mimmo con Bussotti e da una serie di composizioni eseguite da Rocco Parisi ai clarinetti e da niente po' po' di meno che Gianni Lenoci al pianoforte, quindi una coppia di tutto rispetto.

Nel compositore milanese comunque non è facile trovare delle influenze marcate dei due maestri stranieri, al più ho trovato alcune scorie di Dallapiccola, ma stiamo parlando di un compositore maturo e non di un piccolo emulo che sta muovendo i suoi primi passi e nel perdurare dell'ascolto la sua impronta stilistica risulta piuttosto marcata. Nelle tracce presenti in questo lavoro il pianoforte occupa una posizione centrale e Lenoci (che mi aveva già colpito per alcuni altri suoi lavori su questa stessa etichetta) lo riesce ad addomesticare con le doti del migliore dei domatori e come credo possiate immaginare Parisi non è da meno. Per quel che mi riguarda le interviste a Bussotti (in italiano) sono il valore aggiunto di questo disco, nelle risposte compaiono episodi inediti su Berio, Alain Delon, Stockhausen e altre battute che forniscono un ritratto molto umano del compositore, restituendo un calore inedito ad un genere che troppo spesso non oltrepassa la soglia del calcolo matematico.

London Resonance
Giampaolo Galasi

Amirani Records is an Italian label whose owner is soprano player Gianni Mimmo. The first issue was in 2005, while with this "Sylvano Bussotti Brutto, Ignudo" is opening Amirani Contemporary. Sylvano Bussotti is an Italian composer, who debuted in 1958 in Germany with David Tudor playing some of his first compositions.

Attracted more by John Cage than by the structuralist wave dominating from Darmstadt the world of European composition of his time, Bussotti most peculiar aspect is his recurring relationship with theatre, and his reshaping of music according to it.

Interestingly enough, while one of his first theatre works is based on Alfred De Musset's 'Lorenzaccio' - rewritten it the same years by actor/writer Carmelo Bene, that quite often teamed with Bussotti's fellow Sandro Luporini later on, his music is an attempt to give life to a sensual approach to the sound avoiding both decadent tendencies and the disrupting eroticism that from Antonin Artaud and Jerzy Grotowski on was part of the avant-garde theatre heritage.

The four pieces for piano and clarinet collected here are performed by Gianni Lenoci and Rocco Parisi (a long time Bussotti collaborator) and interspersed with excerpts from interviews with the composer made by Gianni Mimmo himself.

MusicZoom
Vittorio Lo Conte

La Amirani Records di Gianni Mimmo questa volta presenta un disco dedicato al compositore (ma anche regista, attore, interpete, scenografo…) fiorentino Sylvano Bussotti, una delle personalità più conosciute della musica accademica italiana. È lui a prendere la voce sul disco, in cinque pezzi in cui si esprime su diversi argomenti, dalla musica al poeta tedesco Rainer Maria Rilke ai suoi amici Luciano Berio e Kathy Berberian. La parte musicale è invece eseguita dal pianista Gianni Lenoci e dal clarinettista Rocco Parisi con due brani a testa. Entrambi personaggi molto esperti nell´interpretazione di musica contemporanea in cui si richiede la messa a punto di nuove tecniche espressive atte a rappresentare la grafia musicale dell´autore.

Sia il compositore fiorentino che i due interpreti sono molto conosciuti nel panorama musicale italiano per la lunga attività di insegnamento e sui palcoscenici. Il più eclettico è sicuramente Lenoci, a suo agio anche nel mondo dell´improvvisazione jazzistica. Nel complesso si tratta di un disco che dà una bella introduzione al mondo sonoro di un compositore che ha dato un grosso contributo alla musica contemporanea.

Blow Up
Michele Coralli

Un’idea originale sta alla base dell’impaginazione di questo album così distante dalle consuete “documentazioni” di stampo contemporaneo: brani musicali e parole del compositore vengono intercalate in modo da creare una sorta di percorso senza quasi discontinuità. 

Al centro di tutto: Bussotti e la sua musica, nell’amni di sue interpreti molto profittevoli come Gianni Lenoci (piano) e Rocco Parisi (clarinetti). Da buon toscano la favella non gli manca, da persona estremamente colta nemmeno gli spunti per delle conservazioni che possono non avere mai fine. 

E se da Brutto, ignudo per clarinetto basso solo possono essere agganciati discorsi su Rilke o il Rinascimento, sull’impegnativa Novelletta può partire un gustoso retroscena su quel pezzo del ’73 che può vantare un approccio totalizzante al pianoforte, capace cioè di sintetizzare Stockhausen, Cage e Fluxus in un colpo solo. Merito anche di Giancarlo Cardini che ne fu il suo primo e convinto interprete, come si dice. 

Segue Variazione Berio per clarinetti e Solo per piano da La Passion Selon Sade, scritta in un 1965 ancora modernista (o meglio dire moderno?). In mezzo altre amabili chiacchere del sempre brillante Sylvano che narra di dallapiccola, Berio, Boulez e Maderna come si fa normalmente di vecchi compagni di scuola.

Credits: 

Gianni Lenoci _ piano
Rocco Parisi _ piccolo clarinet, clarinet,
bass clarinet

music recording _ January 2011, Wave Ahead Studio, Monopoli (Italy)
sound engineer_ Mimmo Galizia
Sylvano Bussotti interviewed by Gianni Mimmo, Milano,  2011, April the 14th
mixing _ Gianni Lenoci
mastering _ Maurizio Giannotti,  New Mastering Studio, Milano, Italy
booklet photos _ Gianni Mimmo
graphics _ Nicola Guazzaloca
production _ Gianni Mimmo for Amirani Records andTeriyaki records